Oggi vorrei scrivervi un post sulla gentilezza. Virtù da praticare tra sconosciuti.
Sono a Cambridge da qualche settimana, tra vestiti da sistemare e novità da affrontare. Quando è possibile, faccio qualche giro in centro per esplorare la città.
Piano piano alcuni volti stanno diventando familiari e sto cominciando a conoscere i vicini di casa e gli altri genitori della scuola.
Qui sono tutti molto gentili con noi e il clima che si respira è quello dell’accoglienza. Se ti fermi per strada a guardare una mappa stradale, qualcuno si fermerà a chiederti se può aiutarti.
Si parla tanto della formalità degli inglesi, di questa gentilezza finta (perché formale e non derivata da un vero interesse), ma vi dirò, non fa schifo per nulla. Che la gente ti sorrida, anche solo per cortesia, è bello. Questo calore l’avevo dimenticato. Questa voglia di fare gruppo, integrarti, coinvolgerti, l’avevo persa nei meandri della memoria.
E così a scuola di mio figlio, alcune mamme si sono avvicinate a noi sin dal primo giorno e, una volta scoperto che siamo italiani, ci hanno presentato altri italiani della scuola. Anche la mia vicina di casa, inglese che parla benissimo italiano, è stata molto gentile come me e si è presentata appena c’è stata l’occasione.
Al supermercato, tanti si fermano a scambiare qualche battuta con Enea. Quando l’hanno visto piangere, nessuno si è rivolto a me con disappunto (come capita spesso in Italia), ma con affetto e comprensione e cercando di distrarre Enea dal suo momento.
Sicuramente non sarà così dovunque e non saranno tutti allo stesso modo ma, se questa è la formalità di cui si parla tanto riferendosi agli inglesi, beh, l’impatto iniziale è piacevole.
Ho tanto da imparare da questa cultura e da questa gente.